Infiltrazioni con PRP, facciamo chiarezza
Con il termine “PRP” si indica, in ambito scientifico, il cosiddetto Plasma Ricco di Piastrine o arricchito in piastrine.
É ottenuto derivandolo dal sangue di un individuo attraverso un semplice prelievo ed una successiva centrifugazione e concentrazione. In tal modo si ottiene un fluido nel quale la concentrazione delle piastrine è molto maggiore (anche fino a 5 volte) di quella normalmente presente nel sangue del paziente.
Le piastrine sono cellule che giocano un ruolo fondamentale nella modulazione della risposta infiammatoria, nella maturazione cellulare e nella rigenerazione e guarigione dei tessuti grazie a molteplici sostanze da esse rilasciate nell’ambiente immediatamente circostante.
In ambito ortopedico l’utilizzo del PRP è stato proposto nel trattamento delle tendinopatie infiammatorie/degenerative (tendiniti del tendine D’Achille, del tendine rotuleo, del tendine quadricipitale, epicondiliti), ma anche come alternativa terapeutica alle già affermate terapie infiltrative nell’artrosi iniziale (in particolare a livello del ginocchio).
In seguito ad accurate valutazioni, alla NortwestOrthopaedics abbiamo deciso di intraprendere l’utilizzo del PRP esclusivamente per il trattamento delle problematiche infiammatorie croniche come le tendiniti; per questo tipo di applicazioni, infatti, esiste una ormai consolidata evidenza scientifica di efficacia, sostenuta dai riscontri clinici che rileviamo nella pratica quotidiana.
Negli ultimi anni abbiamo infatti ottenuto brillanti risultati anche in atleti affetti da dolore ed infiammazione tendinea cronica, per i quali la necessità di ricorrere ad un più invasivo intervento chirurgico si è raramente rivelata necessaria.
Non possiamo dire altrettanto per quanto concerne l’utilizzo del PRP (così come di ancor più recenti ritrovati della ricerca, ancora in fase puramente sperimentale e senza alcuna prova di efficacia, come l’iniezione intrarticolare di cellule mesenchimali derivate dal grasso addominale) per il trattamento dell’artrosi; in questo ambito le prove scientifiche rimangono particolarmente limitate e contraddittorie, così come il possibile aumento del rischio infettivo in caso di successivo impianto protesico.
Per queste ragioni riteniamo che tutt’oggi il trattamento migliore per alleviare i sintomi ed eventualmente procrastinare l’impianto di una protesi sia la terapia infiltrativa con cortisonici ed acido ialuronico di alta qualità, associata ad un cambiamento dello stile di vita del paziente.
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