I legamenti crociati, anteriore e posteriore, alloggiati all’interno del ginocchio sono tesi tra il femore e la tibia incrociandosi l’un con l’altro; la funzione biomeccanica è di stabilizzare reciprocamente durante il movimento l’articolazione del ginocchio. Come per i menischi un’anomala energia impressa ai legamenti da movimenti abnormi può causarne una distensione tale da provocarne la rottura parziale o totale.
I crociati si rompono essenzialmente per traumi di tipo distorsivo. Il legamento crociato anteriore è più esposto al rischio di lesione.
Spesso la rottura di un crociato si accompagna anche a lesione dei legamenti collaterali e dei menischi, costituendo così solo un elemento di un danno capsulo-menisco-legamentoso complesso.
In acuto la rottura di un legamento crociato si presenta di solito con un importante emartro, cioè un versamento di sangue che distende l'articolazione. Dolore ed impotenza funzionale dipendono sì dalla rottura legamentosa, ma anche dalle eventuali lesioni associate.
La sintomatologia è alquanto variabile da caso a caso e va dal modesto dolore (tanto che alcuni sportivi riescono immediatamente a riprendere l’attività che stavano svolgendo) al dolore molto intenso, variabile è anche il grado di versamento articolare (liquido nel ginocchio) ; raramente vi è la rottura di entrambi i legamenti ed è da sottolineare che quello che più frequentemente si danneggia è l’anteriore. Il grado di lesione e d’instabilità guida la scelta terapeutica.
Risolta la sintomatologia acuta in 2-3 settimane, se non vi sono lesioni associate, il paziente recupera buona parte della funzione articolare, ma residua sempre una sensazione di instabilità “ginocchio che esce” che impedisce la pratica sportiva, soprattutto di quelle discipline che richiedono rapidi cambi di direzione o la corsa su terreni sconnessi.
La diagnosi di lesione dei legamenti crociati è soprattutto clinica. A conferma di un preciso sospetto clinico, lo specialista richiederà una risonanza magnetica, che dimostrerà l'interruzione parziale o totale dei fasci legamentosi e le eventuali lesioni associate.
Il legamento crociato posteriore, che è ben vascolarizzato, può cicatrizzare, purchè non venga sollecitato per alcune settimane. Il crociato anteriore a causa delle sue caratteristiche anatomiche non può guarire da solo, perchè la sua vascolarizzazione è insufficiente a sostenere i processi riparativi. Una volta rotto, degenera irreversibilmente.
Dal momento che le il crociato posteriore può guarire spontaneamente, è importante che il trattamento d'urgenza del ginocchio traumatizzato sia idoneo: un'immobilizzazione in estensione per 5-6 settimane è necessaria a ottenere la cicatrizzazione del legamento (che in estensione è deteso). Successivamente si inizierà un programma riabilitativo per il recupero dell'articolarità.
Il crociato anteriore, non avendo possibilità di guarigione, non richiede provvedimenti specifici in urgenza: è sufficiente immobilizzare il ginocchio per alcuni giorni, fino alla diminuzione del versamento e del dolore, quindi è possibile riprendere gradualmente una vita normale. Un programma riabilitativo finalizzato al potenziamento del quadricipite è fondamentale per restituire stabilità al ginocchio, vicariando in parte la funzione del legamento lesionato.
Pazienti attivi o con esigenze sportive trovano nella chirurgia artroscopica ricostruttiva un trattamento specifico in grado di sostituire il legamento danneggiato con un innesto tendineo (prelevato in genere dallo stesso ginocchio, in particolare dal tendine rotuleo o dalla zampa d'oca). Sebbene i dati siano controversi, è ragionevole pensare che il trattamento chirurgico, ripristinando la "normalità" articolare, possa evitare una degenerazione artrosica precoce.
Lesioni dei legamenti collaterali mediale e laterale
Oltre ai legamenti crociati esistono altri due legamenti assai importanti per la stabilità del ginocchio: Il legamento collaterale mediale e collaterale laterale. Essi decorrono ai lati del ginocchio ed il loro compito è di stabilizzare l’articolazione nei movimenti di traslazione laterale .
La lesione dei legamenti a seconda della gravità si divide in tre gradi.
I grado: una lesione di primo grado, comporta la rottura solo di alcune fibre con conseguente dolorabilità localizzata, ma non instabilità.
II grado: rottura di più fibre, con una sintomatologia dolorosa importante associata a segni secondari quali edemi od ematomi ma senza instabilità o con una instabilità modesta.
III grado: è una rottura completa del legamento, con conseguente franca instabilità.
Tra i due il più frequentemente interessato da lesioni acute è il collaterale mediale che nella maggior parte dei casi subisce lesioni parziali che ben riparano con un’adeguata immobilizzazione. Altre volte invece la lesione è così profonda che l’unica soluzione è l’intervento chirurgico per riparare e ritendere il legamento rotto.
Lesioni complesse del ginocchio
Nei casi più gravi le lesioni vengono definite complesse quando due o più strutture articolari vengono coinvolte ( p.e. rottura meniscale e lesione legamentosa sia del crociato anteriore che del collaterale mediale); la soluzione chirurgica diviene indispensabile per restituire stabilità al ginocchio, ma è evidente che vi saranno evidenti postumi del trauma subito ed i tempi di recupero risulteranno assai lunghi.
La triade infausta. Rottura dei legamenti collaterale tibiale e crociato anteriore con lesione del menisco mediale.
La tecnica chirurgica di ricostruzione del LCA
La scelta per la ricostruzione legamentosa ricade sull’uso di innesti biologici che possono essere prelevati dal tendine rotuleo omolaterale, contro laterale e dal semitendinoso e gracile: quesri innesti hanno una resistenza meccanica al momento dell’impianto superiore al LCA fisiologico e con il rimodellamento successivo mantengono caratteristiche simili al LCA normale.
La scelta dell’innesto dipende dalle richieste funzionali e dalle caratteristiche morfologiche dell’individuo.
L’intervento quindi anche se eseguito con tecnica endoscopica richiede necessariamente un’incisione chirurgica che però risulta minima rispetto ad interventi del passato.
L’intervento si esegue normalmente in anestesia spinale o generale; nel post operatorio è necessario assumere farmaci antidolorifici e applicare il ghiaccio localmente a cicli più volte al giorno, quest’ultimo ha una funzione antiedema ed antalgica.
Il carico con le stampelle è consentito già dal primo giorno post operatorio compatibilmente con il dolore e la permanenza in ospedale può essere limitata ad un giorno.
E’ importante iniziare la rieducazione già dal primo giorno post operatorio con lievi flessioni del ginocchio, sollevamento a turno di entrambe le gambe e contrazioni isometriche del quadricipite secondo le indicazioni del fisioterapista.
Al fine di ottimizzare la ripresa funzionale ed il ritorno alla normale vita lavorativa è conveniente mantenere per 7 giorni l’arto in scarico(ovvero in posizione elevata) quando non occupati negli esercizi di FKT.
Durante i primi giorni l’uso di un tutore rigido limita il dolore post chirurgico e facilita negli spostamenti.
Ai 10-15 giorni, dopo la rimozione dei punti si deve iniziare la il programma di FKT che risulta indispensabile per l’ottimale riuscita dell’intervento